Made in Italy / Tilt / Renens / 2021
Curatela di Porter Ducrist
11 Giugno 2021
Per la prima volta, Spazio In Situ (Roma) espone all’estero. L’artist-run space romano, fondato nel 2016, ha deciso per l’occasione di mettere in discussione la propria italianità.
Esportando se stessa, la penisola italiana, come ogni paese, esporta anche una serie di immagini, luoghi comuni che compongono un ritratto spesso caricaturale di quella che può essere definita l’identità nazionale. Spesso, questa rappresentazione si riduce all’idea di una semplice cartolina; una sintesi grezza di una forma di orgoglio nazionale, di una messa in scena del patrimonio.
Con autoironia, i membri di Spazio In Situ hanno deciso di intraprendere questo spostamento: rappresentando tratti della loro vita quotidiana, giocano con l’immaginario collettivo in giro per l’Italia, con la banalità del cliché.
“Made in Italy” ci porta per le stradine della capitale italiana attraverso gli occhi degli 11 artisti di In Situ, sublimando con sarcasmo il banale e sottolineandone i paradossi.
L’idea dello spostamento li ha spinti a creare opere smontabili. Progetti destinati ad aggirare i problemi burocratici legati al trasporto delle opere d’arte, aggiornando il famoso Articolo 22, o il tipico “arrangiarsi” italiano. Questi frammenti di realtà diventano piccole composizioni che attirano regolarmente l’attenzione dei turisti, aggiungendo un tocco di assurdo a qualsiasi viaggio in Italia. Immagini ridondanti, che le opere esposte invitano lo spettatore a sperimentare, arrivando fino alla periferia romana di Tor Bella Monaca, dove si trova Spazio In Situ.
“Made in Italy”? Beh quasi, la provenienza degli oggetti non è certa, bisogna considerare che il ready made contemporaneo ha i suoi limiti, e bisogna accettare che la tracciabilità degli oggetti esposti ha poca importanza quando si parla di opera d’arte.